Ipertensione in Gravidanza

Ipertensione in Gravidanza

 

L’ipertensione colpisce circa il 10% delle donne in gravidanza e rimane a tutt’oggi una delle principali cause di complicazioni che possono insorgere in corso della gravidanza. Lo stato ipertensivo rappresenta infatti un fattore che predispone all’insorgenza di ulteriori gravi malattie potenzialmente fatali, quali rottura della placenta, emorragia cerebrale, insufficienza epatica, insufficienza renale acuta.

Un corretto riconoscimento dei vari tipi di ipertensione che possono verificarsi in gravidanza è di particolare importanza, perché alcune forme, come la gestosi, sono potenzialmente gravi sia per la madre che per il feto, mentre altre, come l’ipertensione gestazionale, hanno un significato clinico materno-fetale relativamente benigno. Da notare che l’ipertensione cronica (cioè l’ipertensione  che precede la gravidanza), rappresenta  di per sé un fattore di rischio per la successiva insorgenza di gestosi. Il problema dell’ipertensione essenziale cronica ( che rappresenta circa il 90% di tutte le forme di ipertensione e che insorge generalmente tra i 30 e i 50 anni) riguarda oggi le gravide più che in passato, sia per la documentata più precoce insorgenza dello stato ipertensivo, che per l’attuale tendenza a posticipare la gravidanza.

La prima gravidanza presenta di per sé un modesto rischio di insorgenza di gestosi, cosi come la gravidanza gemellare e le età materne estreme, mentre l’ipertensione cronica rappresenta un fattore di rischio nettamente più elevato. Un fattore di rischio intermedio è rappresentato da una storia familiare e personale di gestosi e dallo stato diabetico

 

Un primo obiettivo della terapia dell’ipertensione arteriosa cronica in gravidanza è la riduzione del rischio di complicanze materne, comuni a tutti gli stati ipertensivi prolungati (rischi cardiovascolari). Si deve comunque tenere sempre presente che una terapia eccessiva che provochi una prolungata caduta della pressione, può essere altrettanto dannosa, potendo attraverso meccanismo, addirittura favorire l’insorgenza di gestosi.  Un secondo obbiettivo è quello di minimizzare il rischio fetale della prolungata esposizione ai farmaci attraverso la scelta di farmaci non dannosi per lo sviluppo del bambino.

Non tutti i farmaci antiipertensivi sono ugualmente idonei per l’uso in gravidanza. La preferenzqa va data ovviamnente ai farmaci di cui sia riconosciuta l’innocuità per il feto. Alcuni farmaci sono ormai usati da moltissimi anni e possono essere usati con assoluta tranquillità (metildopa). Per quanto riguarda i farmaci che sono attualmente di più largo impiego, i calcio-antagonisti possono essere utilizzati con relativa tranquillità. Gli ACE-inibitori e i sartanici sono strettamente controindicati dopo il primo trimestre di gravidanza per il rischio di malformazioni edi insufficienza renale acuta del neonato. I beta-bloccanti andrebbero evitati per il rischio di neonati sottopeso. Per i diuretici non ci sono problemi se già venivano assunti prima della gravidanza per la terapia dell’ipertensione cronica, mentre sono da sconsigliare per la terapia della gestosi.

Nel caso di insorgenza di gestosi è necessaria la rapida ospedalizzazione della gestante, per il rischio di insorgenza di crisi eclamptica (perdita di coscienza e convulsioni ) che rende indispensabile l’assistenza in un reparto di terapia intensiva. L’unica vera terapia della gestosi è l’induzione del parto. Per la terapia dell’ipertensione sono da evitare i diuretici che potrebbero peggiorare lo stato gestosico.

 

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